La

MADONNA

Della

QUERCIA

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Miracoli e grazie

operati da Dio

per intercessione

della

Madonna della Quercia

in favore degli abitanti

dell’antica diocesi di Bagnoregio

tratti da

manoscritti e libri

secoli XV-XVIII

 

 

 

 

INTRODUZIONE

 

                Era consuetudine, a partire dal 1571, dare alle stampe quasi ogni 10 anni  i racconti dei miracoli e delle grazie operati da Dio per intercessione della Beatissima Vergine venerata come Madonna della Quercia.

I libri, di solito, erano scritti dai sacrestani maggiori della Basilica della Quercia, testimoni  dei racconti che i devoti di Maria facevano nel momento che venivano a ringraziarla nel suo santuario per il  miracolo ricevuto.

Quest’opera di divulgazione e testimonianza si è interrotta con l’ultimo libro scritto dal domenicano francese padre  M.Chery nel 1869.

Ho voluto riprendere tale consuetudine iniziando a  raccontare i miracoli e le grazie ricevuti dagli abitanti di Roma, centro spirituale della nostra Fede e come omaggio all’unica confraternita ancora esistente dedicata alla Madonna della Quercia: la Confraternita della Madonna della Quercia dei Macellai di Roma.

Poi sono passato a raccontare  i miracoli che la Madonna ha fatto a persone residenti in altre zone d’Italia.

Questa raccolta è dedicata alla vecchia Diocesi di Bagnoregio, diocesi di provenianza di un mio carissimo amico:  Mons. Fortunato Frezza, Sotto Segretario del Sinodo dei Vescovi in Vaticano.

 A lui, maestro nella fede e nell’amore verso la Vergine Maria, in particolare verso la nostra Madonna della Quercia, dedico questa mia ricerca con la speranza, anzi la certeza che rivolgerà a Gesù e alla Madre celeste le sue preghiere per me e per la mia famiglia.

 Le storie sono riportate così come sono state scritte all’epoca, volendo evidenziare la storicità del fatto e la freschezza, talvolta l’ingenuità, dei racconti.

Come gli autori di una volta, anch’io ho voluto essere il testimone dell’accaduto, desiderando riaffermare ciò in cui credo fermamente: Maria, madre di Dio e madre nostra non ci lascia né ci lascerà mai soli.

 Per rafforzare tale concetto voglio riportare le parole del grande poeta Dante Alighieri che nel XXXIII canto del paradiso fa dire a san Bernardo:

 

Vergine madre, figlia del tuo figlio

umile ed alta più che creatura,

 termine fisso d'eterno consiglio,

tu se’ colei che l'umana natura

 nobilitasti sì che '1 suo fattore

 non disdegnò di farsi sua fattura.

Nel ventre tuo si raccese l'amore

per lo cui caldo ne l'eterna pace

 così è germinato questo fiore.

 Qui se’ a noi meridiana face

di caritade, e giuso, intra i mortali,

 se’ di speranza fontana vivace.

Donna se’ tanto grande e tanto vali,

 che qual vuol grazia ed a te non ricorre

 sua desianza vuol volar senz'ali.

 La tua benignità non pur soccorre

 a chi domanda, ma molte fiate

liberamente al dimandar precorre.

 In te misericordia, in te pietate,

 in te magnificenza, in te s'aduna

quantunque in creatura è di bontade.

 

 II Domenica di settembre 2008  Festa della Madonna della Quercia di Viterbo                                                                                             

 

                                                                                                     Gianfranco Ciprini

 

Bagnoregio

 

 

Antioco Pensato  1605

 

 

"L'anno 1605. Antioco Pensato da Bagnorea a di 29 d'Ottobre fu ferito con sette stilettate quasi tutte mortali, e nel collo li arrivò un colpo d'accetta, tagliandoli le corde, e nervi di quello. Mandò una poliza di cambio al banco della Madonna Santissima della Cerqua, con raccomandarsi a quella, e li fu concesso quanto dimandò, ricevendo la gratia, e sottoscrivendosi di propria mano e con sei testimoni autenticando il miracolo".

(T.Bandoni 1628, p. 40)

 

 

 

 

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


(Acquerello- 1619-  Tratto dal “Libro dei Miracoli” p.33  Bibl. Besso Roma)

 

 

 
 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

( V. Malanotte 1666 p. 118)

                                              

 

 

 

 

 

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


            ( Peroni p. 111 )                                                                  ( N. M. Torelli 1725  p. 208)

 

 

 

 

 

 

Francesco Gabrielli  - 1631

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


(Chiostro Grande Affresco di G.B. Mola- 1650)

 

L'anno 1631 Gabriello Gabrielli da Bagnorea vasaro condusse un suo figlio chiamato Francesco di 20 mesi in circa e disse come stando il detto figliolo nella bottegha dove stava la fornace de vasi ardente, vi cadde dentro il che veduto dal padre gridò. Ah Madonna della Quercia aiutatelo pigliandolo per un braccio cavollo dal fuoco libero senza scottatura alcuna. Solo fu trovato un segno in una parte dei sedere come di una castagna in segno dei miracolo. Il fatto è dipinto nel chiostro dipinto da pittore riguardevole e stimato.

 

 
 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


(Acquerello- 1686-  Tratto dal “Libro dei Miracoli” p.190  Bibl. Besso Roma)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


( T. Bandoni1634 pp. 30-31)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


( T. Bandoni 1636 pp. 103-104)

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


( A. Borzacchi 1696 pp.173-174 )

 

 Gabrielli  Gabriello, ha una bottega nella piazza della Madonna della Quercia che usa per vendere i suoi prodotti  durante le grandi fiere di maggio e di settembre  di ogni anno

 

1638

 
 

 

 

 


(A.S.M.Q. Vol.177c.5)

 

1648

 

 
 

 

 


(A.S.M.Q. Vol.177c.90v)

 

1650

 

 
 

 

 


(A.S.M.Q. Vol.177c.105v)

 

 

 

 

 

 

 

 Fra Antonino Orsucci - 1634

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


( T.Bandoni  1636p.159)

 

 

 

 

 

 

Cesare di Domenico – 1637

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


(G. Galesi pp.97-98)

 

Cesare di Domenico da Celano in Regno, venne a deporre con testimonij, come essendo barigello nella città di Bagnarea, mentre andava a casa, con quattro suoi compagni a meza hora di notte, incontrorno tre huomini pur di Bagnarea, li quali erano armati con armi prohibite, cioè l’archibugio e terzarolo e perché essi dubitavano non esser fatti prigioni si risolsero di sparare li loro archibugi alla volta del barigello, che però con dui palle grosse fu ferito nella faccia in mezzo al mento, passandolo da una parte, all’altra e fu tale la percossa che l’infranse tutta la ganassa e parti principali della testa, et anche con una palla, fu ferito nella spalla, passandola da una parte all’altra, per il che venne a cadere in terra come morto, e perché il sudetto era stato sempre devoto della Madonna della Quercia e a lei  faceva ricorso ne suoi bisogni, molto più fece ricorso in questo urgente pericolo di morte poiché vedendosi in questa guisa , si raccomandò alla Madonna, supplicandola della vita, si levò da terra e con li suoi proprij piedi se ne andò a casa sua, per curarsi, dove arrivato, il cerusico vidde le ferite, le quali per esser tutte mortali, disse che non le voleva curare, perché non sarebbe vissuto in modo alcuno, ma li sogionse Cesare , signor cerusico medicatemi  pure , perché spero nella Madonna santissima della Quercia haver gratia della sanità, perché mi sono raccomandato di vivo cuore e sono certo d’haver gratia della vita, e così lo cominciò a medicare, e seguendo il cerusico a curarlo, in brevissimo tempo ottenne la sanità con maraviglia e stupore del cerusico, e di tutti ; effetto in vero della pietà e misericordia di questa Vergine santa, che non sdegna li prieghi e suppliche de’ suoi servi, anzi li concede compitamente quanto li domandano.

Portò il suo voto per segno di gratitudine, e con atti di vero devoto, rese di persona le dovute gratie a questa eccelsa Regina per tanta gratia che haveva ricevuto.

 

 

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


( V. Malanotte  1666 p.178)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

TERREMOTI  – 1695 - 1703

 

 

 

DIOCESI DI BAGNOREGIO

dalla relazione del vescovo  Vincenzo degli Atti  dopo il terremoto del 1695 (1696)

 

…[ La Diocesi di Bagnoregio] è lunga miglia 25 in circa e larga 12, contiene sotto di sé molti castelli e ville, cioè:

·        il Vetriolo sotto Bagnorea con fuochi 79, anime 400;

·        Maggione sotto la religione di Malta con fuochi 12,anime 60;

·        Rocca del Veccio sotto il Marchese Costaguti con fuochi 93, anime 360;

·        Grotte di S. Stefano, o Mugnano, sotto il governo di Viterbo in parte ed in parte sotto il Prencipe Pamfilio con fuochi 184, anime 840;

·        Vitorchiano posta sotto li Conservatori di Roma con fuochi 370, anime 1430 et un monastero di monache di 30 in circa;

·        Bonmarzo sotto il Duca Lanti con fuochi 262, anime 1529;

·        Mognano sotto Viterbo con fuochi 50, anime 200;

·        Sipicciano sotto il Marchese Costaguti con fuochi 55, anime 240;

·        Montecalvello sotto il Prencipe Pamfilio con fuochi 55, anime 230;

·        Graffignano sotto la Duchessa Visconti Borromei con fuochi 71, anime 236;

·        Castel di Piero sotto il Conte Benedetti con fuochi 92. anime 383;

·        Castel Cellese sotto il Conte Cellese con fuochi 41, anime 186;

·        Civitella sotto la Comunità di Orvieto con fuochi 155, anime 670;

·        Castiglione sotto il Governo d'Orvieto con fuochi 230, anime 930;

·        Tordimonte sotto Orvieto con fuochi 72, anime 173;

·        Sermugnano sotto Orvieto con fuochi 70, anime 300;

·        Viano [Vaiano] sotto Castiglione di Orvieto, con fuochi 36, anime 2 17;

·        Santa Caterina sotto Bagnorea con fuochi 16, anime 96;

·        Lubriano sotto Orvieto con fuochi 81, anime 425.

Che in tutto con la Città [di Bagnoregio] sono famiglie, o fuochi, numero 2474, anime numero 11035.

Intanto non si è desistito di movere queste genti con quotidiane esortationi ad implorare da Dio, col perdono de peccati, la sospensione del suo giusto flagello, facendo spesso processioni, andando alla Beata Vergine della Quercia, al S S. Miracolo di Bolzeno, recitando quotidianamente rosari ed altre orazioni vocali, facendo digiuni particolarmente ne giorni di mercordì, venerdì e sabato, frequentando i Sagramenti e specialmente la Communione generale in ciascuna domenica, anche con 1'Indulgenza plenaria concessa da Sua Beatitudine ed esercitando altre opere pie ed atti di penitenza.

Mi faccio hora grado al terzo punto in cui sono necessitato a dire che ne sia stata la causa, certo è che la descritta Città [Bagnoregio] con molto della Diocesi fu gravemente percossa nel terremoto che si fece sentire della mattina del martedì 7 giugno 1695 a hore 10 sino a tutto il dì 8 detto più volte con scosse leggere; lasciò poi per tutto il giovedì e venerdì immune quel popolo, quale si speranzò havere la Divina Bontà esaudite le preghiere che con processioni, communioni, digiuni et altri atti di pietà e penitenza havevano sparse et incessantemente s’argevano al Cielo, ma alle hore 4 della notte del venerdì 10 detto fu

 

ritoccata da un gagliardo crollo, voglio più che della divina giustizia crederlo effetto della sua misericordia quale fece verificare il dedisti significationem ut fugiant a facie arcus, mentre avvisati questi se ne fugirono tutti, nonostante l'hora del sonno più profondo dalle loro case, a segno che, venendo poi l'hore 17 et un quarto lo scotimento più gagliardo, ritrovò quella gente già posta quasi tutta al sicuro. Nella detta hora dunque patì quella città per lo spatio di più d'un miserere e dopoun quarto per lo spatio d'un pater moti così terribili che non permisero a veruno il reggersi in piedi e scossero tutte le fabriche a segno che non ne lasciarono veruna intatta.

In   Civita  ha danneggiato assai più perchè oltre la demolitione della Cathedrale, Palazzo Vescovile ed altre Chiese, ed abitationi sì grandi come piccole, ha lasciato tutte le altre in stato ne pur capace di reattamento.

In Roda ha atterrato il Convento di S. Francesco, fatto danno notabile a quello di S. Agostino e non poco al Monastero delle monache, si come alla Collegiata, distrutti molti palazzi e case ordinarie ma di queste ne ha lasciate altre che con spesa sopportabile potranno rendersi capaci ad essere habitate.

Alli gravi pregiudizi patiti nelle abitationi della Città e mobili e grasce sotterrate sotto la ruina d'essa, s'aggiungano quelle de' casali nel Territorio, quali affatto, o in

parte, restarono atterrati. Non ostante si gran ruine de morti se ne contano solo trent'uno, de feriti gravemente undeci e 50 altri di leggieri, onde può cantarsi con Heremia: misericordia Domini quia  non sumus consumpti.

Non minor danno ha patito Lubriano, che restò tutto diroccato con la morte di dui e ferita di tre soli.

Anche il Vetriolo, la Maggione, Castel di Piero hanno ricevuto danno notabile con il diroccamento di una quarta parte delle case e con la morte e ferita d'alcuni pochi.

Sono stati inoltre anche leggiermente tocchati Civitella nella Chiesa Parrocchiale ed alcune abitationi, Graffignano, Rocca del Veccio, e quasi tutti gli altri soprascritti luoghi della Diocesi…

 

 

(Biblioteca e Società Vol. XIII, n. 1-2, giugno  1983- Relazione del danno cagionato dal terremoto successo.. .fatta  dal vescovo di Bagnoregio, il viterbese Vincenzo degli Atti.     Archivio Storico Comunale di Viterbo, II.E. 1.20, cc. 83v92v )

 

Relazione manoscritta processioni alla Madonna della Quercia

per il Terremoto dell’10 giugno 1695

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


(Biblioteca Comunale Ardenti VT  II.C.I.36.41 cc.3-4)

 

 

 

 

 

 

Domenica 19 detto venne una compagnia di Viterbo con libre 3 di cera, una compagnia di Vitorchiano con molto popolo, la maggior parte scalzo con gran devotione con offerta di libre 20 di cera. In questa compagnia di Vitorchiano vi erano 16 penitenti con catene di ferro, e discipline a sangue…

 

Venerdì 24 detto la terra di Canapina in n° di circa 1000 persone quasi tutte scalze, e le zitelle vestite di bianco con corone di spine, con 12 disciplinanti offerendo 12 scudi di cera. Venne anche una numerosa compagnia di  Vitorchiano con la medesima devotione e libre 12 di cera…

 

  Mercoledì 29[ giugno 1695] venne in processione con molta devotione scalzo e coronato di spine con offerta di 6 scudi di cera il popolo delle Grotte di S.Stefano e dal piano di Magognano entrando in chiesa con le ginocchia per terra.

Dopo a questo entrò nel istesso modo il popolo di Castello di Piero 12 miglia da qui discosto con gran compuntione e lacrime portando 4 scudi di cera in ringratiamento alla B. Vergine perché con le case non bavevano anche persa la vita, essendogli stata salvata per la devotione del rosario, accreditata in detto luogo da un predicatore domenicano nella quaresima passata, non essendo restato altri sotto quelle rovine, benché tutti si trovassero a dormire nelle loro case, più che tre giovanetti.

 Nel qual tempo dicesi che verranno anco molti altri castelli e terre per rendere grazie a questa miracolosissima immagine a tutte le 50 predette processioni furono fatti sermoni e fervorini con gran zelo e spirito da diversi religiosi di questo convento, facendo risolvere tutti in lacrime e pianti, e chiedere pietà e misericordia al crocefisso et alla sua Santa Madre quale in questa occasione è stata sempre scoperta con numero competente di lumi. In questa occasione Monsignor Vicario ha lasciato li casi riservati alli confessori di questa chiesa che sono stati al confessionario ogni giorno sino a 7 et 5 hore continue e questi non essendo sufficienti è stato necessario che Monsignor Vicario habbi dato la facoltà di confessare a tutti li confessori d’altre diocesi che venivano con i popoli.

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


(N. M. Torelli 1725 pp.308-309)

 

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


( A.S.M.Q. Vol. 355 c. 67 )

 

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

( A.S.M.Q. Vol. 355 c. 67v.)   

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Bomarzo

 

Prime processioni effettuate per venerare

La Madonna della Quercia

 
1467

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(Affresco Palazzo dei Priori  di Viterbo – Sala della Madonna della Quercia – sec. XVI)

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 


(A.S.M:Q. vol. 113 c.2v)

La fama per il patrimonio di che in uno medesimo giuorno del anno spradetto 1467 vi concorsero quatordici comunità et furono queste: Toschanella – Caprarola – Carbognano – Bassano – Soriano – Civitella – Bagnaia – Buomarzo – Vetralla – Lugnano – Chanapina -  Montefiascone – Vitorchiano – et molti altri circumvicini , et tutte queste comunità diedero 25 ducati per una, et in questo giorno fu stimato che il concorso de populi arivassi al numero di quarantamila persone.

 

 

 

 

 

Faustina d’Anselmo – 1502

 Faustina d'Alselmo Giusti da Bomarzo havendo fatta la corretione alla nora che non si portasse con quella modestia che conveniva a una maritata, et il tutto con ho  uno zelo del h[on]ore di casa sua, venne uno fratello della detta nora et doppo molte parole ingiuriose ti con una storta verso della gola di Faustina, quale tagliò quasi il canello della gola onde la detta Fausti a prima disse Madonna della Quercia mia devota vedete di darmi aiuto dubitando di quello che li sort . sse; et anco ferita a morte sempre si raccomandò alla Madonna. La notte li apparve la Madonna della Quercia con santo Alselmo, et disse ecco Alselmo che ti ungerà la ferita, et la mattina vennero di molta gente per vederla se era più viva, et raccontò il tutto della visione, et si ritrovò sana et libera: et portò il suo voto grande che sta anco in chiesa l'anno 1523 alli 17 d'Aprile 1523".       [ Originariamente l'anno è « 1493 », corretto in 1523.]

 

 

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


(Acquerello- 1619-  Tratto dal “Libro dei Miracoli” p.102  Bibl. Besso Roma)

 

 Nell’anno 1502 . Donna  Faostina di Anselmo da Bonmarzo havendo una nuora un poco allegra, e vana, come è l’ordinario delle suocere per tenere in timore le nuore, gli fece più volte la corretione; ma una volta riprendendola più rigorosamente dell’altre fu causa, che la nuora si pose a piangere; onde al rumore corse il fratello della giovane, e con un pistolese tirò alla gola di Faostina un colpo mortale, la quale subbito invocò in suo aiuto la Madonna della Quercia, e S.Anselmo, e medicata dal cerusico, la notte gli apparve la Madonna con S.Anselmo, parendole, che il Santo gli ungesse la gola, e la ferita, dicendole, Faostina sei guarita. La mattina raccontò la visione al cerusico, et a quelli di casa, e levata la fascia si vidde saldata la ferita: e di questo fatto ci è la statua.

Credo che da questo caso habbia havuto origine l’olio della lampada della Madonna, e quello di S. Anselmo, che sana l’infermità .

 

 
 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 

 

 

 

 


                          (T.Bandoni  1631 cc.12-13)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


(A.Borzacchi pp.27-29)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Assedio dei Lanzichenecchi - 1528

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 

 

 

 

 

 


(T.Bandoni 1634 pp.81-82)

 

          …Alcuni anni doppo vennero molti Milanesi, e Spagnoli con grosso esercito  , per voler torre , e portar via il corpo di detto Santo ne’ loro paesi; quando da detto popolo di Bonmarzo si faceva oratione alla Madonna della Quercia, che ne dasse il suo aiuto; ecco di subito ritrovandosi accampati i Milanesi, e Spagnuoli sotto Bonmarzo in un luogo detto Piano Miniano; la Madonna della Quercia fece all’improviso cascar dal cielo una grandine, non di ghiaccio, ma di piombo in forma di giande di quercia assai grosse, e pesanti, sopra il luogo dove stava quell’esercito accampato, e non altrove, lo percosse tutto, e la maggior parte di essi restorno morti, e feriti; onde conoscendo il tutto avvenirli dalla Madonna della Quercia, per l’arroganza, ch’hebbero in voler torre il corpo di quel Glorioso Santo, se n’andorno via: Le qual giande ancora si vedono in quel luogo ove cascorno, e se ne conservano anco nella Sacristia della Madonna della Quercia, in memoria di si prodigioso fatto, quale è più che noto in questi paesi vicini.

 

 

 

 

 

 

Giovan Domenico di Stefano  - 1629

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


(T. Bandoni  1634 pp.  14-15)

A di 19 Dicembre 1629. Gio. Domenico di Stefano habitante a Bonmarzo, ritrovandosi in quello di San Martino, Badia delli Signori Canonici di San Pietro; mentre, che con i buoi tirava alcuni travi, havendo poste le funi alli quattro buoi per inviarli, arrivato ad un passo strecto, bisognò  voltarli, et in quel mentre se li traversò la fune d’un di quei buoi; onde impaurito lo gettò in terra , passandoli di sopra il corpo, e co’ i piedi  gli ammaccò il viso. Tutti gli altri buoi si mossero pigliando il corso, et trascinando il detto Giovanni, il quale non havendo  aiuto humano, recorse alla Madonna della Quercia pregandola, che tratenesse il corso de’ bovi; incontinente si fermarono come mansueti agnelli, et egli uscì di sotto a quelli salvo e libero, et il medesimo giorno venne con molta devotione a portare il voto dell’ottenuta gratia, raccontando il successo.”

  

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Caterina di Vincenzo della Cecca  - 1635

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


(T.Bandoni 1634 p. 80)

 

 

“ A dì 5 di marzo 1633. Dorothea di Nicolò del Solelle da Bonmarzo, disse, che il giorno avanti, una sua figliola nomata Catherina di Vincenzo della Cecca del detto luogo partorì una figliola uscendo con le parti del sedere fuora del corpo con pericolo di rimanere dentro, et in pezzi cavarla fuori. Finalmente uscendo, parve come fosse affatto morta, per esser’ il suo corpo diventato negro, e da tutte quelle donne, che quivi stavano, per tale era tenuta. Si chiamava in aiuto la Madonna della Quercia da tutta la casa; e di subito si vedde ritornar la figliuola in vita, tutta colorita. Per il che venne detta Dorothea a visitare questa Vergine , portandovi il voto con la relatione sottoscritta da testimonij. “ 

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Castel Cellesi

 

 

 

 

 

Antonia di Domenico - 1697

 

 

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


( A.S.M.Q. vol. 127 c. 28)

 

 

 

 

A di 27 settembre

Antonia di Domenico da Castello Cellese zitella essendo uscita fuora di sé, scapata di casa sola…      et   raccomandandosi colla mente alla Beatissima Vergine  della Quercia ritornò in sé et in cervello come prima et ritornata senza haver patito naufragio alcuno la sua verginità.

Venne a ringraziare la Beatissima Vergine.

Io fra Filippo Maria Gonzales Lettore Sagrestano Maggiore    mano propria

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Castiglione in Teverina

 

Beatrice - 1659  

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 


( V.  Malanotte 1666 p. 215)

 

 

 

 

Domenico di Cristoforo - 1659

 

 
 

 

 

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

( V.  Malanotte 1666 p. 215)

 

 

 

 

 

Civitella d’Agliano

 

Prime processioni effettuate per  venerare

La Madonna della Quercia

 
1467

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(Affresco Palazzo dei Priori  di Viterbo – Sala della Madonna della Quercia – sec. XVI)

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 


(A.S.M:Q. vol. 113 c.2v)

La fama per il patrimonio di che in uno medesimo giuorno del anno spradetto 1467 vi concorsero quatordici comunità et furono queste: Toschanella – Caprarola – Carbognano – Bassano – Soriano – Civitella – Bagnaia – Buomarzo – Vetralla – Lugnano – Chanapina -  Montefiascone – Vitorchiano – et molti altri circumvicini , et tutte queste comunità diedero 25 ducati per una, et in questo giorno fu stimato che il concorso de populi arivassi al numero di quarantamila persone.

 

 

 

Matteo d’Antonio - 1612

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


(T.Bandoni1634 p.25)

 

Nel medesimo tempo [1612] , occorse un altro fatto da non passarlo con silentio. Matteo d’Antonio di Vannuzo da Civitella della Teverina, essendo stato  10 anni piagato nelle coscie e nelle gambe con più e diverse bocche, che se una se ne serrava molte se n’aperivano, crescendo sempre il fetore che egli stesso non lo poteva sopportare, onde per haver perso ogni aiuto humano, non giovando medicina alcuna, fu consigliato a ricorrere alla Madonna della Quercia, come fece e rimase di subito libero

 

Francesco di Domenico - 1665

 
 

 

 

 

 


                         (V. Malanotte p.230)                                                         (V.Peroni pp.216-217)

 

 

 

 

 

Graffignano

 

Cherubina di Bernardino – 1634

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


(T. Bandoni 1636 p.156)

 

 

Donna Ursina – 1664

 
 

 

 

 

 

 

 


(A.S.M.Q.  vol.127 c.12v )

 

A di 24 ottobre 1664

Comparve in questa chiesa donna Ursina da Graffignano moglie del podestà di Graffignano quale asserì d’haver patito per un anno di calcoli di pietra, fece voto de venir scalza a visitare questa Santissima Vergine . doppo il voto fece due calcoli come due olive, ne più ha patito. E per questo venne ad  empire e sodisfare al voto e rendere gratie alla Madonna.

 

 

 

 

Grotte S.Stefano

 

Don Marzio Prosperi  – 1629

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


( T.  Bandoni1634 p.15)

 

 

A di 8 dicembre 1629.

D. Martio Prosperi dalle Grotte di San Stefano, sacerdote al presente, ritrovandosi al porto detto Luca, sotto Verdeia per passare il Tevere, stando nella barca con tre huomini passegieri e tre barcaroli, con tre cavalli, venne la piena tanto impetuosa, che roppe il funicchio e così la barca fu trasportata lontano dal detto porto , tutti temevano d’annegare e non potendo rattenerli la barca per pigliar porto, il detto don Martio invocò la Madonna della Quercia e così tutti gli altri ; la Vergine l’aiutò, che uscirno tutti salvi, con li loro cavalli e di questo portò il suo voto dipinto con la relatione sottoscritta

 

 

 

 

 

 

 

 

Felice Antonio di Sante - 1708

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


( A.S.M.Q. vol.127 c.44 )

 

A di 26 maggio 1708

Vennero a questa chiesa della Madonna Santissima della Quercia per rendere le dovute gratie Sante di Marco Antonio, e Paola di Olerio dalle Grotte di Magognano per hever ottenuta la gratia di vedere libero da rottura Felice Antonio loro figlio in età di sei mesi , quale doppo un mese in circa della sua nascita, si trovò notabilmente allentato e rotto in modo che furono forzati tenerlo fasciato quattro mesi, ma raccomandato da loro genitori alla Madonna Santissima sotto il titolo della Quercia, e condotto a questa chiesa doppo quindici giorni dal voto fatto, e scfasciato lo ritrovarono libero; et introdotto nella santa cappella fece il bambino feste inesplicabili con piegare le mani più volte e con guardar fisso con segni particolari di devotione la Santa Imagine.

Il fatto esposero li suddetti in presenza degl’infrascritti, et altre persone, che si trovarono presenti, in fede

Fra Giovan Antonio Manelli sagrestano maggiore mano propria

Io fra Nicolò Maria Torelli fui presente alla suddetta deposizione mano propria

Io Bernardino di Antonio afermo quanto di sopra mano propria.

 

 

Lubriano

 

 

Prediche effettuate

da parte dei frati del convento della Madonna della Quercia

 
 

 

 

 

 

 


( A.S.M.Q  vol. 170 c. 12 )

 

 

 

A di 23 Aprile 1608 dal padre fra Agustino Calice scudi uno et baiocchi  ottanta resi del viatico per andare alla predica di Lubriano.

A di detto dal detto padre fra Agustino scudi quattro portò dalla predica di Lubriano per elemosina

 

 

 

 

 

Montecalvello

 

Donna Laura di Francesco - 1632

 
 

 

 

 

 


(T. Bandoni 1634 p. 52)

 

A di detto [31/5/1632] , donna laura di Francesco da MonteCalvello, essendo stata ammalata due anni continui con febbre e tutta tumida e gonfia per la vita, non havendo havuto meglioramento decisivo da tanti medicamenti ch’ella prese,  ricorse con vivo affetto alla Madonna della Quercia Madre di gratie, dalla quale incontinente ricevè la sanità che desiderava

 

Giuseppe di Giacomo - 1632

 
 

 

 

 

 

 


( T.Bandoni1634p.67)

 

Nel medesimo tempo[25/11/1632], Gioseffo di Giacomo da Barattano, di quello di Todi, habitante in Montecalvello, essendo stato ammalato di febbre continua con flusso di spatio di 40 giorni, senza mai trovar riposo, ne medicamento, anzi uscito di cervelloe come pazzo, abbandonato da Medici, e la moglie Maria, ritrovandosi con febbre per spatio di 6 mesi; fece per sé e per suo marito voto alla Madonna della Quercia, dalla quale ambedue hanno ricevuto la desiderata sanità, e sono venuti  a portare il voto, dando la presente relatione.

 

 

Donna Felice e figlio  - 1641

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


( G. Galesi p.176 – 177)

 

Fu anche deposto da madonna Felice di Gioseppe da Montecalvello alla presenza de testimonij, come essendo ella  andata in casa di una sua vicina per occorrenza di un morto, che qui vi era, avvenne che ruvinò la casa, et sopra la sudetta donna e d’un’ suo figliolo di dui anni chiamato Giovanni Torquato cascorno due stanze, ond’ella in quella ruvina sepolta, non mostrava scoperto che un braccio e la testa, et il figliolo del tutto affatto coperto, e così stettero dui grosse hore prima che fussero levati di sotto a quella materia che havevano addosso; non tralasciava però la sudetta Felice di mandare suppliche alla Madonna della Quercia con tutto il cuore, per sé et per il suo figliolo, che stava attaccato alla madre, acciò li liberasse dalla morte, di che fu compitamente essaudita, poiché li libberò dalla morte, solo si trovò che la detta Felice et figliolo erano alquanto offesi dalla decta ruvina, la madre nella spalla, et il figliolo nel braccio destro, l’una e l’altro però presto risanorno mercè che la madre fece ricorso a Maria; la sopradetta Felice disse che in quella ruvina altre persone restorno infelicemente stroppiate et in tre miseramente morti, li quali forse haverebbero ricevuta la gratia della vita, et la liberatione di tanti stroppij quando havessero fatto ricorso, come Felice, alla Madonna della Quercia , che qual vivissimo sole a tutti distribuisce li raggi delle sue gratie indifferentemente senza escludere alcuno; fu presa questa  depositione con alcuni testimonij sottoscritti che vennero insieme con la detta Felice, e portò per maggior chiarezza del fatto un voto dipinto.

 

 

 

 

 

 

Benedetto Colangeli  - 1686

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


(A.S.M.Q. vol. 127 c.23v)

 

A di primo giugno 1686

Benedetto Colangeli Barigello di Montecalvello, havendo riceuta un archibugiata li 18 Aprile di questo anno, che li passò nel petto in un braccio, et li portò via un dito, raccomandossi alla Beatissima Vergine della Quercia et in poco tempo restò sano et fu a rendere gratie.

Ita est.

F. Vincenzo Peroni sagrista maior , mau propria

 

 

Mugnano

 

Prediche effettuate

da parte dei frati del convento della Madonna della Quercia

 
 

 

 

 

 

 

 

 


( A.S.M.Q  vol. 170 c. 11v )

A di 12 aprile 1608 dal padre fra Stefano da Cortona scudi cinque dalla predica di Mugnano per elemosina

 

 

Roccalvecce

 

 

Don Giovanni Scardozzi   - 1631

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


( T.Bandoni 1634 pp. 79 – 80)

 

 

 

A di 3 di marzo. Prete Giovanni Scardozzi della Rocca del Veccio, visitò questa santa casa, celebrandoci per rendimento di gratie, come egli doppo disse, che del mese di novembre dell’anno passato 1631, s’infermò di febbre continua con  accidenti mortali durando nell’infermità per spatio di 21 giorni, nel qual tempo non poteva dormire, per lo che era diventato inquieto , e noioso a tutta la casa. Et havendo il medico ordinato la medicina, mentre gli fu portata avanti per  pigliarla, disse: Vergine Gloriosa della Quercia voi potete guarirmi, senza questa bevanda, a voi mi raccommando, il vostro aiuto desidero. Appena l’hebbe presa, che la mandò fuori, con tutto ciò li fece meravigliosa operatione, il tutto per  opra di questa Vergine. D’indi a poco si levò dal letto sano e salvo. Portò il suo voto d’argento

 

 

 

Paolo di Luigi  - 1633

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


(G. Galesi pp. 164 – 165)

 

Doppo a questa relatione venne di persona Luigi della Rocca del Veccio, quale depose che un suo figliolo di età di 5 anni chiamato Paolo, haveva patito mal di pietra per dui anni continui, con dolori eccessivi, et grandissima ritenzione d’urina, si venne al fine al taglio per cavarne la pietra; il padre e la madre  dubitando della vita del figliolo, et veramente con raggione, perché attioni simili si fanno il più delle volte con morire, lo votorno alla Madonna della Quercia, et subbito fatto il voto hebbe gratia, che con pochissimo dolore gli fu  estratta la pietra, che era più grossa d’una castagna, con rimanere subbito guarito perfettamente, mercè di questa gloriosissima Vergine, la quale concede quelle gratie, che se li domandano

 

 

 

 

 

 

 

Giacomo Saccomandi   - 1639

 

 

 

 

 

 

 

 

 

( G. Galesi pp. 105 – 107)

 

Questa benigna mano della Vergine Santa della Quercia esperimentò Iacomo Saccomandi della Rocca del Veccio, poiché essendo venuto di persona a questo sacro tempio per renderli gratie infinite, per molti favori da lei ricevuti, volse però che si pigliasse una depositione di quanto gli avenne viaggiando per la strada vicino a Siena; la depositione fu questa che andando per viaggio cascò il cavallo incidentemente in una fossa, stando egli sopra, e si avilupporno talmente insieme il cavallo e lui, che dalla strettezza del fosso, ne l’uno ,ne l’altro si potevano dal luoco sbrigare e liberare, e così per più di mez’hora, si stette con pericolo evidentissimo, che il cavallo non li desse morte; ricorse in tanta sua angustia all’aiuto della Madonna della Quercia, con preghi ardentissimi, e mentre stava tutto applicato a domandar’aiuto alla Vergine, ecco che non tardò a farle la gratia, perché subito comparve all’improviso un giovane in habito di contadino, quale fu dal sudetto Iacomo stimato( non lungi da ogni raggione e discorso) un Angelo del Cielo mandato dalla Vergine Santa per suo aiuto, quel giovine con  presteza non ordinaria, liberò quell’afflitto e sconsolato dal pericolo della morte, sanza alcun male, come anco il cavallo, poiché l’uno e l’altro seguitorno il viaggio con  molta felicità, riconoscendo il tutto, che si è detto della Vergine Santa della Quercia, che si degnò ascoltare li prieghi di quello, che a lei di vivo cuore fece ricorso, essendo perenne fonte di gratie.

Portò il voto dipinto e si sottoscrisse di propria mano.

 

 

 

S.Michele in Teverina

(Castel di Piero)

Sconosciuto 1525   

 

 

"Uno da castello di Piero essendo prigione per la vita. Racomandosi alla B. Vergine della Quercia fuggì dalle carceri di Castro dove stava legato e con li ferri a piedi venne a render gratie alla B. Vergine lasciando li ferri per segno di gratitudine appesi in questo Santo Tempio.[1525]".

 

 

 

 
 

 

 

 

 

 

 


(Acquerello- 1686-  Tratto dal “Libro dei Miracoli” p.219  Bibl. Besso Roma)

 
 

 

 

 

 

(T.Bandoni 1631, p.53)

L’anno  1525 , nel principio di giugno comparse uno da Castel di Piero fuggito dalle carceri di Castro con i ferri a i piedi per essersi raccommandato  a questa Santa Vergine, mentre era di già condannato alla morte.

 
 

 

 

 

 

 


( V. Peroni p.121)

 

Tarquinio del Ponte – 1631

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


( T.Bandoni1636 p.111- 112)

 

Vittorio   - primi anni 1600

 
 

 

 

 

 

 

 

 


( T.Bandoni1636 p. 112)

 

 

 

 

Giuseppe di Giulio di Giovanni -  1707

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


( A.S.M.Q.vol.127 c.37v)

 

A di 28 settembre 1707

Venne a questa chiesa a render gratie alla Beatissima Vergine, Giuseppe di Giulio di Giovanni da Castel di Piero diocesi di Bagnorea per esser stato liberato da febre maligna, quale subito pigliò il legno della Madonna Santissima della Quercia, gli partì senza tornargli più. Il tutto narrò in presenza del signor Nicola del Carretto romano, del signor dottor Angelo Ciuffoni, e del signor Michele Benedetti, quali si sottoscrivono in fede.

Fra Giovan Antonio Manelli sagrestano maggiore

Nicola del Carretto fui testimonio mano propria

Angelo Ciuffoni fui testimonio mano propria

Michele Benedetti fui testimonio mano propria.

 

 

 

 

Sipicciano

 

Pirro Baglioni -  1580

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


( T.Bandoni 1636 pp.54-55)

 

 

MargheritaBaglioni - 1591

 
 

 

 


(A.S.M.Q. vol. 113 c. 29v )

 

Ricordo come l’anno 1591 . La signora Margarita Baglioni fece una mantellina bianca con listre d’oro e finimenti di velluto tane con fili d’oro: al tempo del priore fra Stefano da Villa e sagrestano il padre fra Filippo Monteleonj

 

Flaminia Baglioni - 1592

 
 

 

 

 


(A.S.M.Q. vol. 113 c. 30)

 

Ricordo come nel medesimo anno [1592] la signora Flaminia Baglioni ha fatto un velo di seta e d’argento a operette, qual sta dinanzi alla Madre Nostra Santissima . al tempo de sopradetti [ padre priore il maestro Paolo da Cortona e sagrestano il padre fra Giovanni Adimari]

 

 

Margherita Baglioni Santa Croce – 1598

 
 

 

 

 


(A.S.M.Q. vol. 113 c. 34v.)

1598

Ricordo come la molto illustrissima signora Margarita Baglioni Santa Croce portò a li 15 di agosto 1598 un velo di rete con campo torchino ricamato con oro et seta, in mezo del qualle vi è la Madonna con la Tegola pur il tutto di ricamo, con suoi cordoni et fiochi pur di seta torchina qual vello serve inanzi alla Madonna mediatamente sopra la cornice, essendo priore il reverendo padre fra Tomaso Margottini et sagrestano fra Dionisio Giustiniani

 

 

Vetriolo

 

Domenico Pagani  – 1731

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


(A.S.M.Q. vol ..127 c.71)

 

 

A di 24 Luglio 1731

Domenico Pagani da Vetrioli d’anni cinquanta , essendo stato assalito da assassini nella Macchia di Montefiascone essendo stato ritrovato più morto che vivo dale archibugiate, spedito da Medici, invocando la Beatissima Vergine della Quercia con viva fede, restò sano in poco tempo, quale portò un voto in tavola et fece dire due messe ; in fede

Io Fra Vincenzo Gorizutti Sagrestano Maggiore

Mano propria

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Vitorchiano

 

 

Prime processioni effettuate  per venerare

La Madonna della Quercia

 
1467

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(Affresco Palazzo dei Priori  di Viterbo – Sala della Madonna della Quercia – sec. XVI)

 

 
 

 

 

 

 

 

 


(A.S.M:Q. vol. 113 c.2v)

La fama per il patrimonio di che in uno medesimo giuorno del anno spradetto 1467 vi concorsero quatordici comunità et furono queste: Toschanella – Caprarola – Carbognano – Bassano – Soriano – Civitella – Bagnaia – Buomarzo – Vetralla – Lugnano – Chanapina -  Montefiascone – Vitorchiano – et molti altri circumvicini , et tutte queste comunità diedero 25 ducati per una, et in questo giorno fu stimato che il concorso de populi arivassi al numero di quarantamila persone.

 

 

 

 

 

 

Rocco Lanzetta  – 1545

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


(T.Bandoni  1631p.51)

 

Rocco Lanzetta da Vitorchiano ricevè una gratia grande da questa Vergine, che partendosi da Palestrina per venirsene a Roma si adormentò per strada, e levandosi in piedi così adormito seguitò il viaggio, e caminando un pezzo con l’archibugio in spalla, e la spada al fianco, gionse al ponte Nisio alto e profondo e non havendo sponda da una  banda da quel luogo precipitò nel fondo, et uscendo la spada dal fodero, se gl’infiltrò nel ventre, e gli passò dall’altra banda; e svegliato che fu chiamò la Madonna della Quercia, alla quale di tutto cuore raccommandò l’anima sua, pensando di morire: e cavandosi la spada dalla panza, riprese l’archibugio e così ferito seguitò il suo viaggio insino a Roma, dove si medicò e sanò in breve tempo. E di questo ancora c’è il voto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


( A. Borzacchi pp.82-83)

 

 

 

 

 

 

Padre fra Domenico Cimichetti  – 1620

Il P.f.Domenico Cemichetti havendo predicato in Vitorchiano con grandissima gratia il 3' giorno della Pasqua se ne venne alla Madonna della Quercia con buona parte dei populo in processione portando uno bello et ricco palliotto: et nel passo del ponte detto della ferriera il cavallo spaventato cascò col detto Padre dentro della lega di detta ferriera cupa assai per la profondità et luogo poco atto a uscirne portò evidente pericolo di affogare insieme al cavallo. Si raccomandò alla Madonna della Quercia per sua gratia uscì dell'acqua coi suo cavallo senza alcuno male l'anno [1620].

 

 

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


(Acquerello- 1619-  Tratto dal “Libro dei Miracoli” p.126  Bibl. Besso Roma)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


( T. Bandoni 1628, pp.151-152)

 

 

 

 

 

 

 

 

Leonardo di Scipione  – 1628

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


( T.Bandoni1631 pp.194 – 195)

 

A di 18 giugno 1629.

Leonardo di Scipione di Girolamo  da Veterchiano, disse, come il mese di novembre passato ritrovandosi in un luogo detto la Casaccia vicino a Veterchiano comparsero 2 cani grossi di pastori, li quali gli corsero alla vita e seguitandolo per lo spatio di mezo miglio e caminando sempre all’indietro per non essere da essi morsicato, alla fine dadde in terra, et i cani arrabbiati gli corsero adosso per ucciderlo , et in tanto  gran pericolo si ricordò della Madonna della Quercia, pregandola che lo scampasse dalla rabbia di quelle bestie. Non mancò questa gloriosa Madre, di darle aiuto; poiché subito che chiamò la Madonna della Quercia, i cani si partirono indietro. Il tutto fu attribuito a questa Santa Vergine, e per testimonianza del fatto  egli stesso ha portato il suo voto, dando la sopradetta relatione

 

 

 

 

Alessandro Anselmi  – 1633

 
 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

( T.  Bandoni1634 p. 77)

A di 20 di febbraro 1633. La madre suor Maria Helena Anselmi del monastero di S.Agnese di Vitorchiano, mandò 15 zitelle a ringratiare la Madonna della Quercia della gratia riceuta nella persona d’un suo fratello nomato Alessandro Anselmi da Vitorchiano, quali ritrovandosi infermo, fu spedito da medici, vedendo che la febbre continua li cagionava molt’accidenti mortali, stette molt’hore senza poter parlare, non conoscendosi in esso alcun segno di vita.Con l’aiuto di questa Vergine ritornò in sanità

 

Suor Maria Elena Anselmi    ante 1633

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


( T.  Bandoni1634 pp. 77-78)

 

Di più disse detta suor Maria Helena( come per sue lettere appare) che avanti si facesse monaca, cascò d’un ‘albero e fu la caduta tanto atroce, che rimase come morta, così giudicata da tutti di casa, essendosi infranta tutta la vita, dopo essendo tornata ne’ sentimenti, si raccommandò con tutto il cuore alla Madonna della Quercia, promettendo di voler visitarla scalza tutte le volte che si partiva da Vitorchiano per tal’effetto; e la Vergine di subito la rese sana, senza segno alcuno, in oltre mettendoli nel cuore di lasciare il mondo come ha fatto

 

Suor Maria Giacinta Betti –  ante 1633

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


(T. Bandoni1634 pp. 78-79)

 

Il medesimo giorno la madre suor Maria Giacinta Betti del medesimo monastero, scrisse com’haveva ancor’essa ricevuta una singolar gratia dalla Madonna della Quercia, et è che volendosi far monaca ritrovò grandissima contrarietà nel suo fratello, et in tutti di casa, non volendo se monacasse, anzi riprendevano chiunque n’havesse ragionato, per la qual cosa trovandosi molt’afflitta, ricorse alla pietà della Madonna della Quercia, quale di subito ammollì il cuore del fratello e di tutti i suoi parenti di tal sorte che in brevissimo tempo ottenne quanto desiderava, con stupore di tutti, promettendo dire ogni giorno sette Pater  Noster e sette Ave Maria in honore di questa Vergine e quando  per scordanza non li diceva, li pareva che la notte seguente la Madonna la riprendeva della negligenza.

L’istessa havendo un dolore di testa continuo, essendoli durato molt’anni, come specie di vertigini, si raccommandò alla Madonna della Quercia, et havendo havute certe rose benedette del Rosario l’anno passato per la Pentecoste, le quali havevano toccato il legno e ceppo della Quercia, se li partì affatto, ne più ha sentito dolor’alcuno; per i quali miracoli tutto il monasterio s’è acceso nella devotione di questa Gloriosissima Vergine, havendo la maggior parte di quelle monache riceuta qualche gratia di questa Regina.

 

Giovan Filippo  – 1641

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


(V.Galesi pp. 158-159)

 

Giovan Filippo d’Hortentio da Montereale depose con testimonij, che ritrovandosi egli alli 16 di giugno alle dui hore di notte fuori della Terra di  Vitorchiano, fu all’improvviso assaltato da quattro huomini armati di falce, storte , pugnali e spuntoni, uno de quali lo percosse con una di quelle falce in capo ferendolo di una ferita mortale, per haverli quasi diviso il capo et perché era molto dubbioso della sua vita, si raccommandò  di cuore alla  Madonna della Quercia, e per sua pietà e misericordia li concesse la sanità et doppo haver ricevuta la gratia, venne a visitar questo sacro tempio con molta devotione.

 

Rosana Ugolini  – 1710

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 


( A.S.M.Q. vol. 127 c.52)

A di 2 agosto 1710

La signora Rosana Ugolini di Vitorchiano inferma di febre maligna fu confessata e communicata ma aggravatoglisi il male stiede per lo spazio di quarantasei ore delirando con grandissimi urli e stride;  ritornata in sé, fece voto di venire a visitare la Beatissima Vergine della Quercia, e in breve risanò e in detto giorno venne a ringraziare la Beatissima Vergine  e sodisfece il voto

Fra Angelo Maria Crispoldi sagrestano maggiore mano propria.

 

 

 

 

Domenico D’Agostino  – 1713

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 


( A.S.M.Q.vol. 127  c.33)

 

Agosto 1713

A di 5 detto Domenico D’Agostino da Vitorchiano, trovandosi lebroso si raccomandò a questa nostra Santissima Vergine et ottenne la gratia della sanità.

Ha portato il voto in tabella

Fra Felice Geromini sagrestano maggiore

 

 

 

 

 

 

Prediche effettuate  da parte

dei frati del convento della Madonna della Quercia

ed elemosine varie

 

 

 
 

 

 

 

 

 

 


(25 aprile 1522  - A.S.M.Q.  Vol. 350 c.15v.)

 

1522

Addi 25 d’aprile decto dalla predica delle Grotte carlini diciotto et un grosso portò frate Stephano Cretasticij per conto di confessioni ducati 1 baiocchi 65

[ 1 carlino = 7 baiocchi e 10 denari; 1 grosso = 5 baiocchi]

 

 

 

 

 

 

 
 

 

 

 

 

 


(31 marzo 1570  - A.S.M.Q. Vol. 160 c.12v.)

Da la predica di Vitorchiano  di detto portò il padre fra Basilio perusino scudi sette e mezzo[ 1 scudo = 100 baiocchi]

 

 

 

 
 

 

 

 

 


( 25 aprile 1572 – A.S.M.Q. Vol. 160 c.14v.)

Da la predica di Vitorchiano scudi otto et baiocchi ottanta recò frate Arcangelo da Pistoia

 

 

 

 

 
 

 

 

 

 


 ( 4   aprile 1575– A.S.M.Q.  Vol. 160 c.16v)

Dal padre fra Francesco romano 4 di aprile 1575 per la predica di Vitorchiano scudi sette

 

 

 

 

 

 
 

 

 

 

 

 


(1581 aprile  1– A.S.M.Q.   Vol. 160 c.25 )

A di detto dalla predica di S.Stefano delle grotte scudi dua di moneta portò fra Thimoteo da Pescia

 

 

 

 

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


( 1587 aprile  8– A.S.M.Q.   Vol. 160 c.31v )

 

Doppo la ragione fatta a me fra Thomaso da Foiano dal  reverendo padre priore et padri . addi detto dalla predica di Mugnano dove predicò frate Francesco Cocchi scudi sei

Addi detto dalla predica della Rocca del Veccio dove predicò fra Felice da Bagniaia scudi sei.

 

 

 

 
 

 

 

 


(  16 aprile   1602 – A.S.M.Q.  Vol. 168 c.2.)

Addi 16 detto dalla predica della Rocca del Veccio scudi otto baiocchi 50 recò conti

fra Vincenzo Quatrocchi

 

 

 

 
 

 

 

 

 


( 12 maggio   1602– A.S.M.Q.  Vol. 168 c.2)

Addi 12 detto dalla predica di Nazano et Civitella scudi dodici baiocchi ottanta recò conti frat’Antonino da Prato

 

 
 

 

 

 


(12  aprile 1603  – A.S.M.Q.   Vol. 168c.2v.)

       Dalla predica della Rocca del Veccio scudi otto portò fra Vincentio Quatrocchi

 

 

 

 

 

 
 

 

 

 


( 23 aprile 1603– A.S.M.Q.   Vol. 170 c.4 )

Dal padre lettore Verdelli a di detto scudi dodici sono per limosina dalla predica delle Grotte recò lui conti

 

 

 
 

 

 

 


(23 aprile 1603– A.S.M.Q.   Vol. 170 c.4 )

Da fra Paolo Paradisi scudi uncici sono per limosina della predica di Graffignano et Montecalvello recò lui conti  a di detto

 

 

 

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


( 30  aprile 1612  – A.S.M.Q.   Vol. 171c.17v )

 

A di 30 detto

Dalla predica di Bonmartio scudi diciotto di monetaportò il padre sottopriore, il padre frate Ignatio Alberighi d’Orvieto, restatoni scudi otto , che tanti auto per amorevoleza, dal convento, dal reverendo padre priore , si cassa fuori scudi dui di moneta , come al giornale a c. 89

Dalla predica di Castiglione della Teverina, scudi sette portò il padre letore Vecchi, questo di detto, come al giornale a c. 89

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 


( 19 aprile 1613– A.S.M.Q.   Vol. 171c.25v )

 

 

A di detto dal padre fra Stefano da Cortona predicatore in Sipicciano scudi otto, de quali dui  n’ha resi al convento quanto n’ha donati il padre priore a lui, restano netti al convento scudi dui come al giornale

 

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


( 3 aprile 1614 – A.S.M.Q.  Vol. 171c.35)

 

Dalla predica di Vitorchiano portò il padre fra Francesco Cochi quale cominciò a predicare il mercordì della domenica in passione scudi sei de quali tre se ne derno a lui et tre per il convento

 

 

 
 

 

 

 

 

 

 


( 3 aprile 1614 – A.S.M.Q.  Vol. 171c.35)

 

Dalla predica di Monte Calvello portò il padre lettore Buratti scudi sei al convento scudi due

 

 

 

 

 

 

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 


 ( 3 aprile 1614 – A.S.M.Q.  Vol. 171c.35)

 

 

Dalla predica di Civitella di Orvieto portò il padre fra Venantio Pollastrelli scudi tredici de quali sei se ne derno a lui et sette  per il convento

 

 

 

 

 

 
 

 

 

 

 


(1 aprile 1617– A.S.M.Q.  Vol. 171c.60v.)

 

A di primo d’aprile dal padre studente Naldini scudi cinque et baiocchi settanta dalla predica della Rocca del Veccio

 

 

 

 

 

 
 

 

 

 

 

 


(15 aprile 1621    – A.S.M.Q.   Vol. 173 c.24 )

 

 

A di detto scudi quattro baiocchi 50 dalla predica delle Grotte di Santo Stefano portò il padre fra Thomaso Buratti maestro dei Novitij

 

 

 

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


(29  aprile 1622  – A.S.M.Q.   Vol. 168 c.16 )

1622

A di 29 di aprile scudi dicidotto portò il padre superiore frate Ignatio Alberigi dalla predica di Mugnano al quale diede il padre priore scudi otto per amorevolezza però si cassano a entrata scudi dieci

 

 
 

 

 

 

 


(elemosine 17 agosto 1528    – A.S.M.Q.   Vol. 350 c.40 )

Et a di 17 di detto da elemosina che portorno e frati che andorno a Bommarzo et Chiea baiocchi sessanta

 

 
 

 

 


(elemosina   14 giugno1665– A.S.M.Q.     Vol. 354  c.7v)

E più a di detto scudi tre dalle Grotte di Santo Stefano per limosina

 

 

 
 

 

 


(elemosina 22 maggio 1667  – A.S.M.Q. Vol. 354  c.9 )

A di 22 maggio dalla Compagnia delle Grotte in cambio del  cerio  giulij sei e mezzo

[ 1 giulio = 10 baiocchi]

 
 

 

 

 

 

 


elemosina   30 maggio 1672– A.S.M.Q. Vol. 354  c.15v.jpg

A di detto dalla Compagnia delle Grotte la solita carità per il cereo, scudi due