LE FIERE DI MAGGIO E DI SETTEMBRE

 

In un libro intitolato " Notizie istoriche sull’origine delle Fiere nello Stato Ecclesiastico" scritto da G. Monti nel 1828 si legge:

"… Nella gran piazza innanzi a questo Santuario vi sono in simmetrica forma molte case, con una fontana nel mezzo, e con altre case intermedie , presso delle quali si trova il gran campo Graziano, che presenta varj punti di colline ed un lungo fontanile da una parte.

Nelle botteghe sotto le descritte case sono situati tutti i Negozianti , che due volte l'anno concorrono alla fiera , come in detto campo nelle stesse circostanze si fa vendita di Bestiame di ogni sorta. Di antichissima istituzione è questa fiera.

Federico Il Imperatore nel 1240 la concesse alla città di Viterbo...

Un'altra poi fu accordata per la festa di Pentecoste, ed ambedue ebbero varie, e diverse epoche.

Si osserva che la S. M. di Giulio II , nel 1503, stabilì , che la fiera di Settembre si celebrasse nel campo Graziano, franca da ogni dazio, e gabella, da durare Otto giorni prima della festa della Natività di Maria Santissima, ed otto dopo.

Leone X nel 1513 credendo più opportuno tempo di fiera nella Pasqua di Pentecoste soppresse quella di Settembre, e la stabili per 15 giorni innanzi, e dopo Pentecoste, colli medesimi privilegi.

Paolo III nel 1534 restrinse la fiera di Pentecoste a giorni Otto innanzi e dopo, e ripristinò quella di Settembre, restringendo il tempo anche a questa fino alli cinque giorni avanti, e dopo la Domenica fra l'ottava della Madonna.

Reclamando però la città, che in tanto breve spazio di tempo non si potevano effettuare i contratti , mancando anche il tempo per ritirare le merci, prima di spirare la franchigia la prorogò di altri tre prima, e dopo , ed in tutto sedici giorni

Gregorio XIII con suo breve delli 9 Settembre 1579 confermò le suddette fiere colla variazione del principio, e termine, ordinando che si celebrasse quella di Pentecoste quattro giorni innanzi la festa per terminare dodici dopo, e così con lo stesso turno quella di Settembre nella domenica appresso la Natività .

Eletto in Pontefice Clemente VIII, nell’anno secondo del suo Pontificato con breve delli 3 Giugno 1593, ordinò, che la fiera di Settembre avesse principio il giorno 12 del detto mese, e terminasse il giorno 4 Ottobre festività di S. Francesco, colle solite esenzioni, e privilegi, accordando di più ai negozianti di poter lasciare le merci invendute nei magazzini dei Padri Domenicani da una fiera all'altra sotto la loro cura, e custodia, bene inteso che ad ogni collo vi fosse posto esteriormente un bollo, e che se fuori di dette epoche lo avessero levato, fosse assoggettata la merce al dovuto Dazio.

Clemente XIV con suo breve delli 31 Agosto 1772 confermò tulle le disposizioni di Clemente VIII, tanto in ordine alla durata delle medesime, ed ai privilegi, quanto al permesso da ritenersi dai Religiosi in deposito le merci da una fiera all'altra.

 

In queste fiere, che prima della sistemazione delle dogane ai confini dello Stato non erano regolate dai sistemi, e leggi di finanza, a pochi Dazi erano sottoposte le merci, e solo signoreggiavano per franchigia i pesi comunitativi .

Ora però restando ferme le dette esenzioni, sono sottoposte al vincolo delle assegne, ed assistite da un competente ministero dl finanza che vi si porta espressamente da Roma.

La fiera non è cresciuta dai primi tempi di concorso di negozianti, ma si mantiene con un sufficiente numero, e segnatamente di Ebrei, per ogni sorta di tessuti, come vi concorrono quasi tutti quelli di Viterbo lasciando per qualche tempo le botteghe di città.

Reca altresì grandissimo vantaggio agli abitanti dei luoghi circonvicini ed a tutti quelli del Patrimonio, della Sabina e Comarca che vi portano le tele, i comestibili, ed altre picciole manifatture.

Superbo poi e di molto riguardo è il mercato di bestiami di ogni sorta che si forma nel Campo Graziano.

 

I Toscani vi fanno acquisto ai cavalli, ed anche di bestiame vaccino. Sono considerevoli i negoziati che vi si fanno dai nazionali, tanto nelle vendite, che nei cambj di bestiame, e dal felice risultato di questo commercio, tante volte dipende quello delle merci.

Questo campo così ricoperto da ogni sorta di bestiame da masseria, in mezzo a compratori , e venditori, di diversi colori vestiti, da varie capanne appositamente fatte dai vivandieri, fuori delle quali chi beve, chi mangia in piedi, o seduto in crocchio di uomini, e donne, presenta un colpo di vista sorprendente, particolarmente nel primo giorno dell'apertura della fiera, seconda festa di Pentecoste, essendo gli altri due delle consecutive Domeniche molto scarsi, e di poca considerazione , e così in tutto si osserva minore quella di Settembre. (G.. Monti- Notizie Istoriche sull'origine delle fiere dello stato Ecclesiastico-1828)

 

Questo è, in linea di massima, lo sviluppo delle grandi fiere di merci e bestiame che si svolgevano alla Quercia fino a che nel 1978 non fu decretata la morte della fiera del bestiame; oggi le fiere di merci sono ridotte a mercatini rionali di infima categoria.

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