LUNETTE DI ANDREA DELLA ROBBIA

 

 

Archivio Storico Santa Maria della Quercia (A.S.M.Q.)

Vol. 113 c.6

 

"… Nota che quella Madonna col figlio in collo di terracotta invetriata con quel S. Domenico et S. Lorenzo et quei doi angioli che la incoronano vennero da Fiorenza insieme con le altre figure che stanno sopra le dui porte piccole, S. Thomaso et S. Pietromartire con li angeli et le fece un certo m° Andrea della Robia il quale ne hebbe di pagamento scudi [ ?]quaranta di carlini di tutte insiemi, l’anno 1507 a di primo di ottobre al tempo del sopradetto priore fra Giovanni Sinibaldi fiorentino et si messero sopra le tre porte della chiesa come al presente si vedono: et la vettura di dette figure da Fiorenza a qui costò cinque scudi di carlini e baiocchi 30…".

Vol. 116 c. 5v

" 1507

… e a di 23 decto [ novembre] ducati 12 si trassono del diposito chome di sopra presente Vangelista Sciamanni recò frate Ghabriello Mannini per dare Andrea della Robia et a Righo da Rimini in questo a c. 66… "

c. 66v

[1507] "… E a di decto[ 23 novembre] ducati 10 a Andrea della Robia portò contanti per arra di tre archetti sopra le porte della chiesa di terra cotta invetriata chome appare per una scripta di sua mano( e quali archetti montorno ducati 40 di carlini in Firenze…)".

c. 69

[1508] "… E a di decto [ 7 giugno] ducati 10 ad Andrea della Robia per parte di suo cottimo di tre mezi tondi sopra le porte della chiesa et per noi dal Bancho de Chigi per una lettera di chambio fatta a Girolami in Firenze presente frate Ambrosio suo figliolo…".

"… E a di 3 di luglio carlini 54 a Domenico da Ricorboli vecturale per mercede la vectura di some tre di tre mezi tondi di terracotta per di sopra le tre porte della chiesa venute da Firenze da Andrea della Robia portò frate Ambrosio…".

c. 6

[ 1508] "… E a di 3 di luglio ducati 9 doro in oro rechò frate Marcho Salviati et frate Ambrosio della Robia dal Bancho de Chigi di Viterbo…"

 

Vol. 139

c. 60

[ 1508] "… E a di decto [ 7 giugno] ducati 10 di carlini paghati per noi ad Andrea della Robia per una lettera a Girolami in Firenze per conto delle tre mezetondi di terrachotte sopra le tre porte della chiesa…".

Vol. 119

c. 36[ 35v]

[ mese di luglio 1508] "… Et a di 24 del sopradecto mese furono pagati per frate Mathia a frate Ambroscio per vigore de una scripta facta per li officiali vechi per lo resto del cottimo delle figure per lo Bancho de Chigi ducati vinti…".

Vol. 356

c. 42v

" … 15 febrajo 1748

Fu fatta la testa nuova alla statua del patriarca San Domenico sopra la porta maggiore della chiesa, la quale come rotta già in più pezi da molto tempo e riunita con il gesso , alla fine nel precedente estate cadde in terra e si rompè in minuti pezzi.

Andrea Rugieri romano stuccatore della nuova chiesa di Gradi, fece la testa che gli fu pagata scudi 5, e nel mandarla a Bagnorea per fargli dare la vernice bianca di maiolica, per la vernice e per il porto e riporto fu speso scudi 1 e baiocchi 16. In tutto scudi 6 e baiocchi 16 …".

 

Nel Convento della Madonna della Quercia furono presenti i due figli di Andrea della Robbia fattisi frati domenicani, fra Mattia e frate Ambrogio; infatti in archivio troviamo le seguenti notizie:

 

Vol. 139

c. 23

" … Et a di XXIIII di novembre 1498 de havere la soprascritta madonna Lucretia ducati uno di carlini e baiocchi XV per la causa soprascritta presente fra Mattia della Robia fiorentino…".

Vol. 152

c. 189v

"… E a di detto[ 12 luglio 1509] ducati 1 baiocchi trentasette denari 10 pagati a un mandato del Priore di Civitavecchia e quali aveva avere per resto di ducati dua aveva dato a frate Ambrogio della Robia per arra dun crocifisso più tempo fa…"

 

Vol. 155

c. 18 [ 1520]

"… Frate Ambrosio della Robia de dare ad 21 di setembre 1519 ducato uno doro pagato per lui ad Aurelio spetiale per medicine et cose prese per el dicto frate Ambrosio quando stette infermo nel nostro convento le quale cose montavano carlini 16 dacordo con Aurelio portò el sopradetto e quali denari fra Mattia suo fratello ha promesso al P. Priore andò ad Roma di gennaio non li facendo buoni fra Ambrosio di pagarli lui…"

 

Archivio di S. M. della Quercia. Libro d'Entrata e d'Uscita della Fabbrica, segnato col n. 116.

Cottimo per la costruzione … Tre mezzi tondi di Andrea Della Robbia.

(2)1507. Novembre 23. Pagati ducati 10 a Andrea della Robia porto contanti per arra di tre archetti sopra le porte, di terra cotta invetriata, come appare per una scripta di sua mano; quali tre archetti montorno a duc. 40 di carlini in prezzo . c. 65t

(3) 1508. Giugno 7. Pagati duc. 10 ad Andrea della Robia per parte di suo cottimo di tre mezzi tondi sopra le porte della Chiesa et per noi dal Banco de Chige, per una lectera de chambio facta a Girolami in Firenze, presente Frate Ambrosio suo figliolo (c. 69).

(4) 1508. Luglio 3. Pagati charlini 54 a Domenico da Ricorboli vecturale, per la vectura di some tre di tre mezzi tondi di terra cocta, per di sopra le tre porte della Chiesa venuti di Firenze da Andrea della Robia (C. 69).

Tratto da:

" Memorie e documenti inediti…" di Cesare Pinzi

P.S. la trascrizione esatta dei documenti si trova nel documento sull’Archivio Storico della Basilica

 

 

ARTE E ARTISTI

NEL SANTUARIO DI S. MARIA DELLA QUERCIA

 

 

Il Rinascimento si esplica appieno nel Santuario della Madonna della Quercia, e vi canta un inno di sovrana bellezza a Colei che è la Madre della Bellezza increata.

La Chiesa del Santuario, così squisitamente fiorentina nell’architettura da rammentare Giuliano da Sangallo , fu fondata nel 1470 e terminata nel primo trentennio del sec. XVI.

La facciata, semplice e nuda, a bugne lisce, ha nella parte inferiore tre portali con l'arco a tutto sesto, nella parte centrale tre occhi proporzionati agli stessi portali, nella parte superiore un grande frontone, nel cui timpano, tra due fieri leoni, si innalza una quercia stilizzata, sormontata da una corona. Nell'insieme la facciata fa l'impressione d'una certa monotonia e irregolarità di disegno, ma sui portali risplendono tre autentiche gemme artistiche.

Sono tre gruppi in terracotta della bottega di Andrea della Robbia : Quello sul portale di sinistra rappresenta la dolorante figura di S. Pietro Martire, domenicano, con ai lati due angeli, chini verso di lui in atto di profonda venerazione. La figura del Santo, ora alquanto deturpata nel volto, reca gli strumenti del martirio: un grosso coltellaccio sulla testa spaccata ed una spada, confitta sulla spalla fino all'elsa.

Sul portale di destra, sorride la bianca figura di S. Tommaso d'Aquino, anch'essa venerata da due angeli snelli e flessuosi. Il S. Dottore porta sulla destra la Chiesa, della quale egli è sostegno validissimo; nella sinistra il libro, simbolo della sua sapienza, e sul petto un sole splendente. Il suo volto calmo e sorridente ricorda "l'infiammata cortesia di Fra Tommaso ", di cui parla Dante nel Paradiso. ( Par. canto XII v. 144)

Ma la piu bella delle tre lunette robbiane è quella sul portale maggiore: il Trionfo della Madonna della Quercia.

In un gruppo equilibrato ed armonico di sei figure, la Vergine - che è al centro su uno sfondo di cielo azzurro e di rami di quercia - sorregge il S. Bambino dalle forme piene e vigorose, il quale stringe con la sinistra un uccellino ed alza la destra in atto di benedire; ai lati S. Domenico, col giglio della purezza e il libro, simbolo della sua " cherubica luce ", e S.Lorenzo, protettore di Viterbo, colla palma del martirio e col libro degli Evangeli; sopra, due angeli, spiranti " baldezza e leggiadria ", incoronano la Madonna.

Quello che più colpisce nella terracotta meravigliosa è la bianca figura della Vergine Madre. Bisogna guardarla specialmente in certe mattine chiare e luminose, quando il sole risplende sulla piazza e sulle case circostanti, e la facciata della Chiesa è ancora avvolta nella penombra. Allora, lo sfondo azzurro del gruppo assume una sfumatura così delicata che ricorda il " dolce color d'oriental zaffiro" del cielo del Purgatorio, e ,tanta è la dolcezza che spira dal volto della Madonna, che vengono spontaneamente sul labbro alcune fra le più dolci terzine di Dante:

  • Così parlommi, e poi cominciò: Ave

    Maria, cantando, e cantando vanio

    come per acqua cupa cosa grave. ( Par. C.III v.120)

  • oppure:

  • Indi rimaser lì nel mio cospetto,

    Regina cooli cantando sì dolce,

    che mai da me non si partì il diletto.( Par. C.XXIII v. 127)

  • Mons. Ferrero Conti – Tratto dall’Annuario Pontificio Seminario Regionale S. Maria della Quercia- Anno VII- 1939-40 p. 19 e seg.

    Le Terrecotte di Andrea della Robbia

    nel Santuario Maggiore di Viterbo

     

    Di Andrea della Robbia così scrisse Giorgio Vasari:

    "…ed io essendo ancor fanciullo, parlando con esso lui, gli udii dire, anzi gloriarsi, di essersi trovato a portar Donato alla sepoltura; e mi ricordo che quel buon vecchio di ciò ragionando ne 'aveva vanagloria ".

    Lo storico aretino si affidò al valore di questo chiaro documento della memoria per accennare con rapida linea alla vita del divino modellatore che, nato nella prima metà del quattrocento, creò le sue opere insigni nella seconda, quando Firenze era da un secolo l’accademia degli artisti e dei letterati che, come selva di fiori giganti, dai colori dell’iride, dai bagliori del fuoco, dal profumo d’incenso e della primavera del Cielo, era sorta dai concetti spirituali di Dante, di Giotto, di San Francesco.

    Le ampie scintillanti corolle si aprivano al sole toscano superando la torre di Palazzo Vecchio; il sacro polline trasportato dagli Angeli si diffondeva sulla penisola, penetrava nelle serre e nelle case, innanzava gli animi e le menti, migliorava le genti.

    Alla nascita di Andrea, Lorenzo Ghiberti, Filippo Brunellesco, Iacopo della Quercia, si erano già contesi le porte dcl Battistero con un seguito di scolari, genii singoli e diversi, destinati a centri di irradiazione di nuovi indirizzi, vette di nuovi orizzonti.

    Lorenzo, Donato e Luca formavano la impetuosa corrente che dirigevasi al secolo di Michelangelo con una moltitudine di figure viventi nel metallo come sulla terra di Mosè, col San Giorgio, il David, l’Erasmo da Narni, con le Madonne lucenti di smalti, materiate di Fede.

    Il verismo donatellesco avanzava incurante dei canoni dell 'antico ove fiancheggiato, ove seguito, da Agostino di Duccio, da Desiderio da Settignano, da Mino, dal Rossellino; la fulgida chioma siderea, dava origine ad astri nuovi, con Benedetto da Majano, Matro Cividali, Antonio del Pollajuolo, Andrea Verrocchio maestro di Leonardo.

    La scuola fiorentina e la umbro-fiorentina della pittura influivano sulla plastica e più su quella applicata ai piani del rilievo.

    Con gli assorhiti prodotti di tante creazioni con un museo di ricordi, di forme, di effetti, con la emulazione, la critica, la tenace volontà, rientrava Andrea nella bottega di Luca suo zio, nel tempio dell’arte famigliare, ove il prezioso materiale, nella meditazione compreso, era scintilla e fiamma di opere nuove.

    Con la piena cognizione dei prodotti sommi dell 'arte materialistica, evitando quanto potesse fargli seguire il classicismo pagano, delle tante commissioni preferì quelle a soggetto religioso ove profuse le ricche virtù della sua anima cristiana, astraendosi dall’umano come l’Angelico con quel fervore di santità che rendeva spontanee, rapide e invariate le fasi del lavoro.

    Di questa trama d'oro compresa nella smaltata argilla, in mezzo alle varie e multiple creazioni ci pervennero di Andrea della Robbia: la Visitazione di Pistoia, la lunetta di Prato, 1 'Annunciazione degli Innocenti, la Madonna di Fiesole, quella del convento dell 'Osservanza, quella di Santa Maria della Quercia nel Santuario di Viterbo, l’altare di Assisi.

    " I caratteri principali che distinguono la seconda evoluzione del Rinascimento, quella che si affermò verso l'ultimo terzo del secolo XV, sono il risorgere dello spiritualismo dovuto all'influire delle teorie neo-platoniche, una maggiore indipendenza di fronte all'antichità " (E. Muntz).

    Delle lunette di Santa Maria della Quercia fu affidato il " cottimo " ad Andrea nel 1507 , quando per essere nato nel 1435, era già al suo settantaduesimo anno.

    I cinque figli: Gerolamo, Luca, Paolo, Marco, Giovanni, modellavano con l'esempio e la guida del già vecchio padre, esecutore dei bozzetti e di qualche particolare. Così dovette verificarsi per gli altorilievi della Quercia.

    Il loro attento esame fa notare la presenza di due diverse fatture che distinguono nettamente la parte di completamento a solo fine decorativo da quella divinamente ispirata Della prima fanno parte le due lunette minori del San Pietro Martire e del San Tommaso poi il Gesù, il S. Domenico il S. Lorenzo gli Angeli della Gloria della maggiore.

    Della seconda la sola testa della Vergine; che, a parte la celeste purezza, differisce dalle restanti scolture per uno smalto più chiaro che non oltrepassa la base del collo. In essa riconoscesi l'opera personale di Andrea della Robbia.

    Osservata a distanza dal punto che più le convenga sulla gradinata esterna della Chiesa, nulla offre più del suo meraviglioso effetto complessivo che risente delle figure vicine quasi sempre variato dalla luce diretta o da quella riflessa.

    Per analizzarne il contenuto geometrico, la espressione, la maniera, per vedere il modello come applicato al graticcio di armatura lo vide l'autore, unisco a queste brevi notizie la fotografia, senza ritocchi, eseguita alla necessaria altezza e un dettaglio disegnato dal vero.

    Leonardo da Vinci nel trattato della pittura lasciò scritto che nessuna opera potrebbe esser lodata qualora non esprimesse " con l'atto " le passioni dell'animo, e mentre "con l'atto" volle riferirsi alla azione totale (posa, movimento, equilibrio ecc.), più volle alludere al volto, ove la gioia, il dolore l'affetto, ogni fenomeno di percezione si manifesta.

    Ne consegue che essendo, primo compito dell'arte rappresentativa quello di produrre le impressioni e le sensazioni che si propone, è raro che un gruppo di figure, separate da spazi o riunite dalla composizione, si sostenga e più ancora sia celebrato per le qualità di una sola-mente.

    Eppure questo si verifica nel caso nostro. Nella lunetta maggiore di Santa Maria della Querua la testa della Vergine trovasi in mezzo a una diversa, inferiore maniera, di sentire e di modellare; essa è inoltre a brevissima distanza da una, per me, incoerente sostituzione (testa del S.Domenico) e, sebbene ciò, tutte le scolture dei portali furono sempre egualmente ammirate. Nessuna distinzione fu mai tentata. Per quattrocentoventuno anni gli occhi umani, per Fede o per Arte, o per l'una e l'altra insieme, si diressero ad un solo punto di convergenza - alla testa della Madonna.

    Tolte le pieghe, considerandola del tutto scoperta, ci accorgiamo che non è il comune ritratto e non quello idealizzato di un modello - che non è copia di precedente lavoro e non opera portata a termine senza una visione, perchè nella sua spontaneità ha tutti i caratteri del vero, ma di un vero che non esiste sul nostro pianeta.

    Le sue forme commuovono per l'armonia e il sentimento; dal delicato tratto della scoltura, dall'uniforme candore della vernice a fuoco, sembrano uscire il roseo delle gote e la dorata chioma. Non è questo solamente quanto ci attrae, ma la riflessione e la clemenza, l'attenzione soave colla quale la Mater Purissima ascolta la preghiera.

    Per quanto può riferirsi alle disposizioni geometriche ed ai rapporti, sulla linea del profilo il frontale e il naso sono di egual lunghezza, la distanza fra il setto e il mento di lunghezza minore; condizione questa che la libera già da ogni ricordo di classicismo, ed alla quale si deve la straordinaria, delicata tessitura miologica della maschera. Alla distanza degli occhi, all'abbassamento delle palpebre e delle narici, al tenue disegno della bocca, alla dolce inclinazione della testa che mette in evidenza il mascellare sinistro, corrispondono passaggi e raccordi che nel dipinto si ottengono con la fusione delle tinte, che nel rilievo non si hanno e non si possono avere se la quota da raggiungere non è raggiunta: ed è allora che il più sottile velo di argilla in eccesso o in difetto, anche se non ne varia il carattere, cambia l'espressione della figura.

    La disposizione delle pieghe nella lunetta maggiore sembra corrispondere ai rapidissimi tratti di un cartone disegnato o di un bozzetto estemporaneo. Ogni ripresa, ogni svolto ricopre e si equilibra con la parte viva ma non altrettanto può dirsi per le lunette minori; anche questa differenza farebbe ritenere che il completamento dell'alto rilievo centrale sia stato fatto alla presenza di Andrea, quindi diretto da lui senza la sua fattura e senza che ne modellasse le mani tutte eguali di forma sebbene diverse di azione; egli avrebbe ordinato un'assieme più leggero negli Angeli della Gloria non solamente per chiudere la lunetta ma per ottenervi la necessaria prospettiva; e tanto studiatamente furono essi collocati da formare, con l'arco delle braccia e la corona, le necessarie ombre profonde destinate a mettere in evidenza il soggetto principale.

    In questa grande opera la semplicità del primo rinascimento è ancora ricordata.

    Costantino Zei.

     

    Tratto da " Latina Gens… " anno VIII n° 8 Agosto 1930 p.391 e seg.